La terra non è un supermercato, il cibo non è una merce!

Siamo piccole realtà contadine che producono cibo sano e genuino, che rispettano la terra e che chiedono rispetto per chi la lavora; quelle piccole realtà che difendono i territori dalle devastazioni ambientali. Siamo quelle e quelli che organizzavano e torneranno a organizzare i mercati contadini.

Come è possibile che da più di tre mesi TUTTO sia cambiato, ma NIENTE è cambiato?
Dall’inizio della pandemia siamo state/i costrette/i ad alimentarci con le merci spacciate nei supermercati, attraverso le filiere della grande distribuzione organizzata (G.D.O). Il cibo che arriva nella G.D.O. è proprio uno degli elementi scatenanti di questa pandemia, o quantomeno lo è il modello di produzione e consumo che sta dietro quegli scaffali. Lo sfruttamento delle terre, con il modello delle monoculture, ha portato a un uso massiccio della chimica sulla terra, sulle piante e sui frutti, tutte sostanze che arrivano direttamente nel nostro organismo.

“Atteniamoci ai principi di precauzione”
Una frase che abbiamo sentito spesso in quest’epoca di pandemia. Frase cara al metodo scientifico e al buon senso; usata, spesso a sproposito, da politici, imprenditori e mezzi di comunicazione.
La pandemia ha reso chiara l’inadeguatezza della classe dirigente italiana e globale sia pubblica sia privata. D’altronde non poteva essere altrimenti, benché citato spesso, il principio è usato da chi detiene il potere solo per produrre spettacolo!
Un caso per tutti: il Glifosate. È il diserbante più usato al mondo. Chi fa ricerca sui tumori, a livello internazionale, ci dice della sua pericolosità e invoca i principi di precauzione. Gli enti statali di controllo ignorano le grida d’allarme degli scienziati, l’agroindustria e la GDO si ingrassano, le lavoratrici e i lavoratori della terra pagano le conseguenze immediate, l’umanità ne soffre e si incrementa il disastro ecologico dell’intero pianeta!
Il desiderio indotto di mangiare tanta carne ha portato il diffondersi di allevamenti intensivi, dove gli animali sono solo numeri, chiusi dentro grandi capannoni, riempiti di antibiotici che indeboliscono gli animali stessi e che a cascata entrano nel nostro organismo, rendendolo a sua volta più debole.
Se il fine è il benessere collettivo allora la storia dell’ agroindustria e della GDO ci dicono che è il “modello” a non essere coerente, sia per le sue premesse condite di inquinamento e concentrazione delle terre in mano a pochi sia per le pratiche di sfruttamento di individui, animali e di risorse. L’unica coerenza che si nota è quella nei confronti della ricerca del profitto costi quel che costi. Profitto per pochi e costo per molti! Dobbiamo andare oltre la denuncia, dobbiamo metterci in moto per cambiare, sia personalmente che collettivamente, riprendendoci gli spazi vitali costruendo comunità.

Vogliamo condividere con gli altri beni e non più delle merci!
Vogliamo connettere sistemi selvatici, agrosistemi e realtà urbane, riappropriandoci di stili di vita più sobri, praticando l’autogestione, difendendo i territori dalle devastazioni ambientali e costruendo pratiche collettive a difesa e diffusione della biodiversità.
Il problema è nel modello capitalista e nell’imposizione autoritaria dello stesso. Questo è il nostro contributo e crediamo valore aggiunto, e non basta, vorremmo invitare chi lavora nella sanità chi rifiuta un modello di scuola dal distanziamento sociale e culturale ecc… a contattarci per costruire insieme un dialogo e una proposta per la città.

Connettivo terra/TERRA

aprile 2020

aiutaci a diffondere il volantino!

2 commenti

  1. Rita Marzia Fusaro

    Sono d’accordo su quanto dite sul volantino.
    Per quanto mi riguarda, però, non credo più nell’essere umano quale forza innovatrice poiché fino ad ora ha dimostrato di essere solo forza distruttrice, ahimè!
    Tocca a voi tentare di salvare la terra.
    Daje!

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